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italiab.jpg (778 byte)      MEDIOEVO E PAESAGGI

Civita di Bagnoregio
"la città che muore"

Via Santa Maria I Calanchi Piazza San Donato

 

PRENOTATE UNA VISITA GUIDATA NELLA TUSCIA- Tarquinia - Palazzo Farnese a Caprarola - Civita di Bagnoregio

«L'antico borgo è condannato. Pochi anni ancora, forse dieci, forse venti, forse pochi mesi, e poi la fine è sicura...Che resista ancora, appollaiato sul tufo, circondato da tutte le parti solo d'aria, come un uccello sulla punta più alta e inaridita di un paesaggio morto...che resista ancora, sbranato dai terremoti, corroso dalle acque,...è più miracolo che cosa vera, più leggenda che realtà.

Il suo nome è antico e semplice: Civita, senza aggettivi senza altre specificazioni».

 

A viaggiatori che si avvicinano al borgo medievale per la prima volta si presenta un paesaggio

 irreale, creato dal progressivo sprofondamento del terreno  e dall' erosione dello sperone di tufo, sul quale resiste, arroccato e isolato, un pugno di case, raggiungibile ormai soltanto a piedi  attraverso  un ardito ponte in cemento  lungo circa 300 metri: la Civita di Bagnoregio. Pochi ma suggestivi sono oggi i resti dell'abitato, un tempo centro politico e religioso di Bagnoregio e luogo natale di San Bonaventura e tutti allineati lungo l'unica via che percorre per intero l'abitato: la severa Porta S. Maria, il Duomo di S. Donato, fino al 1699 cattedrale di Bagnoregio, che custodisce un pregevole crocifisso ligneo del XV sec., l'elegante Palazzo Alemanni-Mazzocchi, il Palazzo Bocca.

 E', tuttavia, il paesaggio, che circonda la rupe, "l'opera d'arte" al cui fascino il visitatore non si può sottrarre. La natura, che ha reso così incerto il futuro del borgo, ha infatti eroso e modellato le colline argillose, un tempo dolci e accessibili, che circondano l'abitato fino a trasformarle in straordinarie sculture naturali. E' all'estremità orientale della Civita che meglio si può ammirare lo stupendo scenario della Valle dei Calanchi. Spoglie creste bianche di argilla che si alternano a burroni e muraglioni, insidiati da piccoli corsi d'acqua, sono la precaria testimonianza del  processo erosivo iniziato migliaia di anni fa e non ancora cessato. E non servirà un occhio esperto per accorgersi che pioggia e vento hanno lavorato come provetti artisti  per  isolare dalla valle il "Pianale",  uno piccolo spiazzo coperto di alberi, oppure per scavare delle ardite guglie da in una una lama d'argilla fino a creare un insolito "Duomo" di creta. 

fiaba o realta

 





«La fiaba del paese che muore - del paese che sta attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti, e ha dietro le spalle la catena dei monti azzurri dell'Umbria - durerà ancora».
da Bonaventura Tecchi, Antica Terra






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Fonte dati e immagini APT Viterbo